Da moschettiere, pirata, trampolieri, alla “Barbarella”, alla “Pretty Woman”, sono i vari nomi che hanno preso gli stivali cuissardes nella storia della moda. Erano in voga nel già nel finire dell’800, in pelle, foderati di stoffa, con i lacci incrociati e la punta sottile. Con il tempo hanno preso le più svariate forme, in particolare negli anni Sessanta grazie all’invenzione della minigonna e alla rivoluzione dei costumi. Da Jane Fonda a Julia Roberts hanno fatto sognare e fanno sognare intere generazioni, perché sono stivali simbolo della femminilità e, ammettiamolo, anche del feticismo. Uno dei motivi del loro successo? Oltre a rendere indiscutibilmente sexy una donna, slanciano la gamba e fanno sembrare più alte.
Storia
Nei musei della moda si trovano in pelle datati fine 1800, con tanto di lingerie abbinata, quindi sono nati con uno scopo principale: sedurre (da professioniste anche). Avevano anche un’altra importante funzione, proteggere dal freddo, ne esistono infatti che coprono la gamba fin quasi all’attaccatura della coscia (riproposti poi da Jean Paul Gaultier) permettendo alle gambe di sopportare anche gli inverni più rigidi.Ma come accennato è negli anni Sessanta che i cuissardes hanno avuto la loro esplosione. Mary Quant nel 1964 “inventò” ufficialmente la minigonna, serviva quindi qualcosa di lungo a coprire la gamba rendendola più accattivante. Ritornarono loro, i cuissardes.
Tuttavia, il primo a sdoganare l’immagine dello stivalone, ma senza tradirla, fu Irving Klaw, fotografo statunitense diventato celebre negli anni Cinquanta per i suoi cataloghi legati al mondo dell’eros. Klaw ebbe una grande influenza nella moda e nel costume e lanciò modelle-icone come Betti Page. Le sue fotografie, raffinate, non volgari, gioiose, ironiche, fecero tornare in voga i cuissardes che rientrarono nell’immaginario collettivo, non solo degli “addetti ai lavori”. Tuttavia, a irrompere nei mass media con gli stivaloni alti fu, negli anni Sessanta, in pieno boom economico e rivolta dei costumi, Emma Peel, attrice che li portava spesso nella serie di telefilm “Agente speciale”.
La vera consacrazione avvenne nel 1968 con il film “Barbarella”, dove Jane Fonda ne indossava vari modelli, stile optical, diventati celeberrimi. Il trend ormai era lanciato e le ragazze cominciarono a indossarli anche di giorno. Simbolo ormai come la minigonna della Swinghin London, nella capitale britannica risiedeva una delle maggiori produttrici di stivaloni: la Little Shoe Box che cessò la sua attività nel 2005, dopo 40 anni di onorato servizio. La Shoe Box produceva stivali in pelle di alta qualità manifatturiera, e contribuì non poco a farli uscire dai vicoli. Ora i due produttori di “trampolieri” di ottima foggia sono l’azienda Leatherworks, sempre londinese, e la parigina Jean Gaborit, specializzata in cuissardes per l’alta moda a cui si rivolgono i più grandi stilisti.
Dopo gli anni Sessanta e il vero proprio boom dello stivale-simbolo della rivoluzione dei costumi, di un certo tipo di stile irriverente, i trampolieri ritornano nella nicchia dell’immaginario più di “settore”. Nel 1982, l’editore americano Bob Guccione li sceglie neri in copertina di una rivista per adulti indossati dalla bellissima modella Corinne Alphen. Nello stesso anno, altre riviste rispolverano i moschettieri, celeberrimo lo scatto di Dwithgt Hooker a Candy Loving sempre lo stesso anno.
Bisognerà attendere gli anni Novanta, ma soprattutto il nuovo millennio per un ennesimo ritorno in grande stile sulle passerelle. I maggiori stilisti, anche grazie a nuovi tessuti come la microfibra, materiali resistenti per tacchi vertiginosi, plateau altissimi, ne propongono diversi modelli. La ricerca è quella dell’eccesso, dello stivale-calzamaglia che incorpora “casualmente” la scarpa (i mitici cuissardes calzamaglia di Gaultier). A farli tornare di moda è soprattutto il mondo del pop-rock, sono numerose le star che indossano gli stivaloni in servizi fotografici, concerti live e video. Una per tutte la granitica Cher, ma più di recente Keisha, Kelly Clarkson, Celine Dion, Janet Jackson, Jennifer Lopez, Beyonce e la stessa Madonna. Senza dimenticare l’ormai trend setter Lady Gaga. Altre star del calibro di Kylie Minogue, Rihanna, Gwen Stefani, Shania Twain e Miley Cyrus hanno spesso usato i cuissardes.
Tuttavia gli eventi che segnano nuovamente il ritorno dei trampoli negli scaffali dei negozi sono due. Uno, nel 1990, con l’uscita del film “Pretty Woman”, interpretato da Julia Roberts. Gli stivali in Pvc, spesso rotti, portati dalla protagonista Vivian Ward hanno reso credibile la storia di questa cenerentola moderna. Sedici anni dopo, nel 2006, la versione “bon ton” dello stivale è riapparsa nel grande schermo, in un altro celebre film, il “Diavolo veste Prada”, dove la protagonista Andy Sachs, Anne Hathaway, indossava in una sequenza un paio di cuissardes di pelle nera, regalando agli stivali un fascino da brava ragazza.
Modelli e tipologie
Come tutte le scarpe i cuissardes sono fatti di svariati materiali, oltre alle pelli non mancano infatti i modelli in vinile, poliuretano o latex, tessuto e microfibra. Alcuni hanno la cerniera (laterale o lungo la linea posteriore) che parte dal tallone o dall’altezza della caviglia. Possono essere con tacchi bassissimi, normali, alti o persino altissimi, con o senza zeppa o montati su comodi platform. E’ inutile negarlo, il modello più diffuso è quello in pelle nera, o lattice, con il tacco a stiletto o a banana, dotato di laccetti e cerniera, alto fino a mezza coscia, simbolo delle donne che hanno scelto di essere “imprenditrici” di se stesse. Proprio questo tipo è il più reperibile sul mercato, si trova anche nelle bancherelle come nelle lussuose boutique, con prezzi variabili a seconda del materiale e delle rifiniture.
La differenza la fanno, lo ripetiamo, come sempre i materiali.
Se sono stivaloni in pvc tenderanno a essere meno avvolgenti con il tempo e necessiteranno di lacci e laccetti, inoltre, se sono verniciati, bisognerà stare attenti a che non perdano il rivestimento nei punti dove si piegano maggiormente (le ginocchia). C’è poi il modello in microfibra, in genere aderentissimo, senza cerniere, che si indossa come una calza. Ha quasi sempre tacco alto, spesso a stiletto o comunque di base rettangolare e plateau importante. A volte tale modello presenta tacchi più bassi e con una forma del piede dello stivale che ricorda il mocassino. Spesso, soprattutto nelle creazioni di alta moda, sono trasparenti, decorati con brillanti e disegni, come se fossero calze. Alcune creazioni, le più aggressive, per vere donne ammaliatrici sono pitonate, zebrate, leopardate e con il tacco rigorosamente a stiletto. Più pop, ma sempre moderni, i trampolieri in tinta unita, spesso in colori squillanti come il rosso o l’arancione. Altro tipo che si differenzia dal classico cuissarde sado-maso è quello con il tacco quasi assente, flat, in camoscio, dai toni tenui e spesso pastello.
Come scegliere
Come per tutte le scarpe che hanno fatto la storia del costume o che volete tenere nel vostro guardaroba da riproporre ogni tanto il consiglio è sempre questo: comprateli di buona fattura, magari facendo un piccolo investimento economico e rivolgendovi ad artigiani o ditte specializzate. Se invece volete indossare i cuissardes per la follia di una sera potrete trovarne diversi modelli per tutte le tasche anche nelle bancarelle. Ricordatevi inoltre che i cuissardes in microfibra o pelli morbidissime possono essere portati a lungo, mentre quelle in materiali plastici tendono a essere scomodi con il passare delle ore. Infine, prima di fare una spesa importante per i trampolieri, pensateci bene. All’inizio sono accattivanti, ma sono anche un accessorio che va portato in determinate occasioni (a meno che non sia con il tacco inesistente) e potreste rischiare di lasciarli spesso nell’armadio. Mettendo al centro dell’attenzione la gamba, valutate poi se sia il caso o meno di essere così “ardimentose”.
Come abbinarli
Nonostante la linea molto definita, non esiste solo lo stile “cortigiana”. Uno può essere il classico sono i cuissardes neri e lucenti, in pelle o in Pvc, lucidi, “cattivi”, abbinati con camice bianche e larghe, nastri e maniche ampie, da dandy, magari con una fascia in vita, e jeans aderentissimi infilati dentro, proprio da piratessa. Oppure con miniabiti neri, in maglia per sdrammatizzarne l’effetto, o con corredo di accessori borchiati per enfatizzarlo. Altro abbinamento è con miniabiti non fascianti, dalle fantasie floreali, meglio se in tinte fredde come azzurri e grigi, con nodi, incroci di tessuto, o giacchette in tinta. Pensate sempre al luogo dove andrete, se avete deciso di portare i cuissardes in outdoor. Se finite in un’osteria alla buona, non piratesca, con la tovaglia a quadrettini oppure in fila per il carrello della spesa. Insomma, sono stivali che vanno usati quando si esce “vestite per uccidere”, non per comprare il litro di latte. Ricordatevi sempre l’effetto boomerang: alcuni uomini vengono attratti dai cruissardes, altri spaventati. Studiate bene la preda prima indossarli per una serata galante.
Cuissardes ma non troppo. Coprono appena il ginocchio, come le calze parigine. Hanno un tacco accennato, a volte sono completamente flat. Non volgari, anche con i laccetti incrociati davanti a chiuderli. Sono affascinanti, seducenti, e non esagerati. Da portare sotto miniabiti che si fermano a metà coscia, minigonne a portafoglio, magari abbinate a spolverini. Evitate però l’effetto Matrix e non vestitevi totalmente di pelle nera. Il messaggio che lanciano è confortante, ma anche intrigante.
Gli anni Sessanta sono stati l’epoca d’oro dei cuissardes, abbiamo detto. E infatti c’è anche il modello da contestatrice. Tacco quasi inesistente, di camoscio e non avvolgenti, in toni chiari, dal beige al grigio, oppure Khaki. In Francia li chiamano “Q.I. sardes”, stivaloni per donne intelligenti. Anche per loro sono indicati miniabiti, magari di lana, pantaloncini e gonnellini scozzesi, da studentessa, con dolcevita sopra e giacca di velluto. Vanno bene persino con le gonne lunghe, scampanate, per far intuire quello che c’è sotto. I cuissardes, appunto.a far innamorare l’uomo d’affari senza cuore Richard Gere. In seguito, nel 2006, Anne Ataway, ci fa riscoprire in una scena de “Il diavolo veste Prada”, il lato chic dei cuissardes.