L’impermeabile è un capo di abbigliamento, appositamente realizzato per ripararsi da intemperie come pioggia e vento. Si usa soprattutto in primavera e autunno, e serve a proteggere dai primi freddi di stagione, o dalle piogge ancora lievi in primavera. I modelli più vecchi consistevano in semplici teli di plastica: anche la moda però ha bisogno delle sue evoluzioni, e quindi quelli in commercio ora sono tessuti particolari, dalle forme e fatture molto simili a quelle di una giacca.
Per chi vuole un look più sportivo, ci sono anche dei modelli con cappuccio, molto efficaci in caso di rovesci improvvisi. Ciò che rende praticamente unico l’impermeabile è il tessuto, realizzato in modo da non inzupparsi, proprio perché impermeabile. Per avere questo risultato, la stoffa deve essere opportunamente trattata. Agli inizi del XVII secolo, compare il primo prototipo di impermeabile: il modello era mutuato dalla tipica raffigurazione di San Rocco, e tale mantello venne perciò chiamato sanrocchino. In quel periodo, per rendere impermeabili gli indumenti, venivano utilizzati diversi materiali come il caucciù, polvere di sughero o particolari vernici.
Cerata
L’impermeabile utilizzato dai marinai e realizzato in tela cerata, viene denominato cerata. Esso è estremamente comodo per le manovre in barca e vanta una solida robustezza. Rendere impermeabili gli indumenti è da sempre stata una preoccupazione per l’uomo. I tentativi si susseguono dall’epoca greco – romana, al Rinascimento: tra essi spicca un prototipo di impermeabile diffuso in Lombardia nel XVII secolo, il sanrocchino. Questo capo, che prese il nome da San Rocco, rappresentato nell’iconografia sempre con un mantello, si diffuse rapidamente per proteggere dalle piogge e dalle frequenti nebbie lombarde. Passando al secolo successivo, troviamo ancora dei tentativi per rendere un capo in permeabilis, (dal latino, “che non può essere penetrato”). Si utilizzò parafina, guttaperca, sughero, vernice da barca. Avere un indumento impermeabile era davvero desiderabile, come dimostra un aneddoto significativo a riguardo. Fu proprio un impermeabile ad essere donato al Re di Napoli Carlo di Borbone dal principe di San Severo, Raimondo di Sangro.
Trench
Quando nel 1901 il Ministero della Guerra inglese ordinò alla ditta Burberry un capo d’abbigliamento collocabile a metà strada tra l’impermeabile e il cappotto militare, nacque il trench. Il nome, per l’appunto, viene dall’inglese trench coat, ovvero “cappotto da trincea”. Lo abbiamo tutti davanti agli occhi, nel Tenente Colombo, indossato da Humphrey Bogart e da Peter Falk, o ancora nella Pantera Rosa, portato da Peter Sellers. Ma quali sono le caratteristiche di questo indumento? Esso, di evidente derivazione militare, ha delle spalline pronunciate, l’allacciatura a doppiopetto, il sottogola e la cintura, tutti elementi che contribuiscono a rendere il trench ben riconoscibile. Per una chiusura migliore, esso presenta una falda triangolare sovrapposta alla normale allacciatura. Il tessuto con il quale è realizzato è il gabardine, di solito color kaki, ma oggi in molte colorazioni; tale tessuto permette un’agevole protezione da pioggia ed intemperie, ma non dal freddo. Per questo occorre indossarlo sopra la giacca o il gilet imbottito.
Kway
Questo tipo di impermeabile, di piccolo formato con cappuccio, è stato inventato nel 1961, in Francia, presso Pas de Calais. Ha la peculiarità di essere facilmente ripiegabile nella tasca marsupio inserita appositamente sul davanti, dotata anche di una cintura elastica, che permette a chi lo indossa di legarlo in vita con facilità. Il materiale è il nylon, il colore tradizionale è blu o rosso, e il taglio delle maniche è piuttosto largo, così da essere indossato anche sopra il giubbotto. Oggi la BasicNet S.p.A, società di Torino, possiede la titolarità del marchio registrato.
Gli impermeabili di un tempo
Mantello classico
Ai nostri tempi, non è così usuale trovare dei modelli di impermeabile a mantello, anche se questa tipologia era certamente quella più in voga in passato. Molto pratici e semplici, i mantelli non hanno le maniche, e si allacciano direttamente sotto al collo, grazie a dei lacci che, se è presente nel modello, servono anche per stringere il cappuccio. Questa tipologia di impermeabile, tuttavia, non è molto indicata per i primi freddi, poiché non aderisce al corpo e, essendo senza maniche, lascia passare anche molta aria.
Tabarro
Dobbiamo ritornare addirittura all’epoca dei romani per ritrovare i primi modelli di questo mantello. Storicamente, questo modello è sempre stato associato ai ceti più elevati, come i cavalieri nel Medioevo, ma anche medici e aristocratici. Tale associazione cambia con l’avvento del Rinascimento, quando il tabarro si diffonde anche tra gente meno agiata. Come si sa, le mode a volte ritornano, e anche per il tabarro si è registrato un nuovo momento di gloria intorno al 1800: in quell’epoca è infatti diventato uno dei simboli del dandismo. Certamente questo mantello prettamente maschile ai giorni nostri non è molto diffuso, anche se ha un’eleganza particolare perché oltre ad allacciarsi sopra il mento, crea un bel movimento avvolgente agganciandosi a dei bottoni sulla spalla.
Kalasiris
Anche la storia di questo impermeabile è molto antica, e interessa numerosi popoli come Assiri, Babilonesi e Egizi. Questo modello, come diremmo oggi, era unisex, ed assomigliava vagamente alla nostra camicia. Diversamente dal mantello del nostro immaginario, il kalasiris poteva avere le maniche e inoltre era molto pratico perché vestiva abbastanza aderente sul corpo.
Burnus
Risulta essere un mantello tipico delle popolazioni dell’Africa settentrionale, generalmente di colore bianco e dotato di un cappuccio di lana. I termini per indicare questa tipologia di impermeabile sono svariati, e cambiano a seconda delle popolazioni e dei dialetti. Il modello prevede una cucitura in prossimità del collo, e questa è una prima peculiarità: infatti, diversamente dai tradizionali mantelli che richiedono un sistema di allacciamento, questo non ha bisogno di particolari sistemi di chiusura. Il cappuccio può essere di varie dimensioni, anche se in genere rimane comunque molto largo. In alcuni modelli all’estremità è arricchito con un piccolo pompon.
Frock coat
La storia di questo modello inizia nel 1816, quando venne indossato per la prima volta dai militari. Il colletto era in stile prussiano: con i risvolti alti da allacciare sul collo. La vera diffusione di questo impermeabile comincia però solo nel 1830. Date le sue origini, ben si capisce come questo modello sia prettamente maschile, di solito lungo fino al ginocchio e, come nella migliore tradizione, dotato di bottoni. Le maniche sono molto ampie. Risulta leggermente più stretto in vita ed è quasi sempre a doppio petto, con i bottoni quindi su entrambi i lati.