28. Settembre 2020 · Commenti disabilitati su Bikini – Come Scegliere il Migliore · Categorie:Abbigliamento

Anche se oggi è estremamente comune trovare persone che lo indossano in spiaggia, il bikini ha creato uno scandalo così forte nella società che lo vide nascere che molti all’inizio si rifiutarono di indossarlo. Dalla sua introduzione, tuttavia, si è guadagnato il favore dei frequentatori di spiagge e piscine, diventando uno dei costumi da bagno più popolari. Leggi la guida per conoscerne caratteristiche, tipologie, e come scegliere il modello di bikini in base a criteri di qualità, prezzo e corretta informazione per il consumatore.

Caratteristiche

L’abbigliamento a due pezzi femminile risale almeno al quarto secolo, quando i ginnasti romani indossavano abiti molto simili ai costumi da bagno moderni. La versione attuale, tuttavia, è stata brevettata nel 1946 dai designer francesi Jacques Heim e Louis Reard. In concorrenza tra loro per creare il “vestito da bagno più piccolo al mondo”, Heim e Reard usarono uno spettacolo di moda francese per introdurre una striminzito abito a due pezzi, così scollato che per la prima volta lasciava nudi la schiena e l’ombelico di chi lo portava. Dopo un’iniziale violenta reazione pubblica per via della natura poco modesta di questo indumento, il bikini cominciò lentamente a guadagnare consenso, prima lungo la riviera francese e, successivamente, negli Stati Uniti. Dal 1960 è diventato un elemento portante sulle spiagge americane ed è apparso in programmi dedicati a surf e spiagge. Nei cinque anni successivi si sono succedute diverse varianti del costume da bagno, che è diventato sempre più scollato. Il modello di base, tuttavia, è rimasto lo stesso.

L’origine della parola bikini può essere motivo di confusione: dato che il prefisso latino “bi” significa “due” e sembra applicarsi bene alla natura a due pezzi di questo costume da bagno, è facile concludere che il nome provenga dalla traduzione della radice latina. In realtà non è così. Il nome ha radici legate al marketing e alla pubblicità. Il termine è tratto dall’atollo e dalla barriera corallina dell’isola di Bikini, entrambi siti di test sulla bomba atomica durante la seconda guerra mondiale. Anche se ci sono alcune speculazioni sul motivo per cui sia stato scelto prprio questo nome, l’ipotesi più accreditata è che Reard ritenesse che questo costume avrebbe prodotto tra la popolazione reazioni con effetti molto simili a quelli di una bomba atomica.

Prima della sua introduzione, le donne non erano solite scoprire il proprio corpo in spiagge o piscine pubbliche. Le prime cabine per cambiarsi in spiaggia e i parei nati negli anni ‘20 non ricevettero una grande approvazione, esattamente come successe all’inizio per il bikini. Durante gli anni ’30 e ’40 iniziò ad aumentare la popolarità dei film e i codici di abbigliamento cominciarono ad allentarsi un pò, anche se il codice di condotta interno osservato dai registi ancora vietava di mostrare aree sensibili del corpo femminile, come l’ombelico e la schiena.

Negli anni ’50, questo indumento da bagno ha iniziato ad acquisire popolarità nelle aree più tolleranti d’Europa, e la star francese Brigitte Bardot fu fotografata in bikini nel 1953. Con il diffondersi di piscine private nel retro di casa durante gli anni ’50, le donne americane divennero sempre più audaci e sicure di sé. Nel 1962, fece ripetute apparizioni nei media americani, e Sports Illustrated mise un bikini bianco sulla copertina del suo primo numero dedicato al costume da bagno nel 1964. Con la rivoluzione sessuale degli anni ’60 in pieno svolgimento, il bikini finalmente venne sdoganato. Nel 1967 un articolo della rivista Time dichiarò che il 65% delle donne americane lo indossava ormai abitualmente.

Con l’aumento del consenso pubblico, questo costume da bagno si diffuse ovunque. Oltre che durante le gite in spiaggia o le feste a bordo piscina, il bikini poteva essere visto anche in pubblicità, film e anche sulle copertine di alcuni dischi. Entro la fine del XX secolo l’industria della moda spinse il sex appeal all’estremo, consentendo alle donne di mettere a nudo la vita con maglioncini, polo e altri abiti casual. Nonostante la sua diffusione, la società moderna ritiene ancora che un costume da bagno succinto non sia per tutti.

Come Scegliere un Bikini

Quando arriva l’estate, la temutissima prova costume mette tutti in agitazione. Il costume da bagno infatti mette a nudo tutti i difetti più evidenti, non solo gli inestetismi, ma anche forme e proporzioni non perfette. È comunque possibile scegliere il costume in modo tale da riuscire a deviare l’attenzione di chi guarda in modo da esaltare le proprie potenzialità. Cominciamo dal classico triangolo, da sempre alla ribalta nelle spiagge di tutto il mondo, che però può essere sfoggiato con disinvoltura solo dalle più magre, che abbiano grande un seno piccolo e le spalle non troppo larghe. Se rispondete a questi requisiti, potrete mostrare con orgoglio il vostro bikini anche nella versione con i laccetti. Passiamo ora ai fianchi larghi, caratteristica che accomuna molte donne mediterranee.

Concedetevi tranquillamente gli slip a vita bassa, a patto che non abbiate però spalle troppo larghe, poiché questo tipo di costume tende ad evidenziarle. State attente ai modelli a culotte che, sebbene siano grandi alleati per mascherare inestetismi come smagliature e cellulite, rischiano di appesantire la figura soprattutto nelle più basse. Chi ha i fianchi stretti, viceversa, dovrebbe indossare slip a vita alta, che slanciano il fisico e arrotondano visivamente i fianchi. Uguale consiglio va a quelle che vogliono coprire i chili di troppo depositati sulla pancia. Perché poi non osare con il costume intero? Perfetto per chi ha necessità di camuffare forme troppo generose, chiaramente da evitare se avete curve che volete risaltare. Per quelle donne che non possono contare su un bel decolleté a causa delle spalle strette, si può consigliare un modello a bikini di quelli che si allacciano dietro al collo. Anche i colori possono fare il loro effetto: provate quindi ad utilizzare i costumi che hanno gli slip di un colore diverso rispetto al pezzo di sopra.

Passiamo ora alle decorazioni dei costumi: nastri, fiocchi, drappeggi sicuramente non stanno bene a fisici alti e prosperosi, ma sono molto carini e molto sbarazzini addosso alle più piccole, non per forza magrissime. Per quel che riguarda i piccoli inestetismi, la pancette può essere facilmente nascosta con un costume a vita alta, con una fascia drappeggiata, in modo da celare anche le buffe, ma non belle esteticamente, maniglie dell’amore. Per la cellulite invece ottimi i modelli con culotte o i costumi interi stile anni 50’, magari con qualche fantasia alla marinara per rendere ancora di più. Anche i seni abbondanti, se non sapientemente valorizzati, possono diventare brutti a vedersi: evitate assolutamente i reggiseni a triangolo, tralasciate le fasce che non rendono giustizia al vostro punto di forza, e puntate invece per dei reggiseni col ferretto, in modo tale da garantire anche il giusto sostegno.

Passiamo ora ai piccoli stratagemmi: se avete spalle molto piccole e sproporzionate rispetto ai fianchi, puntate tutto sul seno adottando un modello push-up da allacciare però dietro al collo per ottenere un effetto di allargamento del decolleté.
Per le carnagioni più chiare, che rischiano sempre di fare la figura dei fantasmi in spiaggia, dimenticate i colori scuri e adottate tinte pastello. Evitate chiaramente il bianco, che va meglio quando si è già presa un po’ di abbronzatura. Per chi ha gli occhi chiari, un costume dello stesso colore esalterà ancora di più il vostro sguardo. Fantasie e decorazioni, se di piccola entità, esaltano un fisico minuto, mentre per le più alte meglio che i disegni siano più grandi. Anche per i costumi, vale infine la regola che i colori chiari riempiono, mentre quelli scuri snelliscono: se il vostro problema sono le sproporzioni, potete usare questo trucco per enfatizzare le parti più piccole e snellire le più grosse prendendo un costume di due diverse tonalità.

28. Settembre 2020 · Commenti disabilitati su Giubbotto Invernale da Uomo – Come Sceglierlo e Come si Indossa · Categorie:Abbigliamento

Il giubbotto è un indumento utile a proteggersi dal freddo invernale, al suo interno è spesso contenuta una imbottitura in cotone o lana, in grado di non far penetrare l’aria fredda. Leggi la guida per conoscerne caratteristiche, tipologie, e come scegliere i migliori giubbotti invernali da uomo in base a criteri di qualità, prezzo, offerte e corretta informazione per il consumatore.

Osservando le possibili distinzioni, spicca la differente lunghezza: solitamente arriva fino alla vita, ma non sono rari quelli che coprono la parte alta dei pantaloni; esistono poi dei modelli particolari che si fermano all’altezza dell’ombelico, o arrivano addirittura fino ai piedi.La presenza del cappuccio è un altro elemento variabile di questo capo. Esso può non esserci, essere stabilmente attaccato all’indumento, oppure essere removibile, tramite una pratica cerniera.

Infine alcuni modelli sono sprovvisti di maniche (ed assumono in questo caso il nome di gilet imbottiti o di giubbotti gilettati) mentre altri presentano un gilet in giubba al loro interno, facilmente removibile tramite una cerniera. In sintesi è opportuno sottolineare la varietà di questo indumento, le cui importazioni sono regolate dalla Convenzione di Washington e il cui utilizzo è principalmente maschile. Le donne infatti possono tranquillamente scegliere di portare un giubbotto, ma soffrendo maggiormente il freddo, prediligono più spesso il caldo cappotto.

Sul mercato è possibile trovare una vasca scelta di prodotti, vediamo insieme come sceglierli nel modo più conveniente:

Bomber
Si presenta piuttosto corto, con elastico in vita e ai polsi, maniche ampie e chiusura con cerniera lampo. I colori dell’indumento sono molti, anche se il più diffuso è senza dubbio quello verde mimetico. Ma da dove arriva il bomber? Quale è la sua origine? Originariamente esso fu ideato per i piloti che, avendo aeroplani da guerra con abitacolo aperto, necessitavano una protezione dal vento e dal freddo. La Royal Flying Corps sin dal 1915 dotò i propri piloti di giacche a vento, che divennero poi i futuri bomber. Essi entrarono nel mondo della moda tra gli anni 70 e gli 80, e spesso furono utilizzati come simbolo e riconoscimento da diverse culture e gruppi. Si ricordino, per esempio, gli skinhead degli anni 90, o la cultura hip hop degli inizi del 2000. Oggi è privo di riferimenti simbolici, ma rimane comunque un capo di grande diffusione.

Chiodo
Dalla sua comparsa ad oggi, ha mantenuto lo stesso design; è rimasto tuttavia aperto alle mode del tempo, presentando borchie e catene nei metallari anni 80, e linee più aderenti e sagomate negli anni 90 e nel 2000, per far sì che anche le donne lo indossassero. E’ indiscutibilmente uno dei modelli più presenti nell’immaginario cinematografico italiano. Come non pensare a Marlon Brando ne Il selvaggio del 1953, oppure a James Dean che lo indossa in Gioventù bruciata, due anni dopo? Chi non ricorda Tom Cruise in Top Gun? Questa serie di film non solo ha contribuito ad una ulteriore diffusione del chiodo fra gli anni 70 ed 80, ma ha anche favorito l’associazione del chiodo ad alcune culture come quella biker, greaser, punk, rock musicale. Addirittura nel 2007 è stato prodotto un chiodo protettivo per motociclisti, per celebrare Marlon Brando che era solito guidare una Triumph Bonneville, nel film Il Selvaggio. La casa motociclistica stessa ha optato per la produzione di questo particolare chiodo, e lo ha dotato di protezioni amovibili su spalle e gomiti, inserti in riflex, e doppie cuciture.

Piumino
Il piumino è un capo d’abbigliamento che deve il suo nome al materiale della sua imbottitura, la piuma d’oca. Tale imbottitura permette, a chi indossa questo tipo, di sentire caldo, ma nel contempo di non portare un indumento troppo pesante. La sua origine è sportiva, ma la sua natura è presto divenuta casual, in seguito alla moda dei paninari di metà anni 80. Il problema del piumino potrebbe essere quello del “gonfiore”, della voluminosità dell’indumento. Per ovviare a questo, spesso si sono applicate nei piumini delle cuciture a liste, per fermare ed appiattire il tessuto. Evoluzione dell’anorak, il piumino è presente oggi in tutte le lunghezze, dalla classica che si ferma alla vita, alla più recente che scende fino ai piedi.

Anokar
Le antiche popolazioni Inuit erano solite indossare dei modelli in pelli di renna o foca, per tentare di sconfiggere il freddo pungente. Sono questi gli indumenti antenati dell’anokar, un giubbotto impermeabile che presenta un cappuccio, in alcuni casi con il bordo di pelliccia, ed offre la possibilità di abbottonarsi ed incernierarsi fino al collo. Non è raro oggi trovarlo in fibra sintetica, in nylon soprattutto, materiali che si sono iniziati ad utilizzare dalla seconda metà del 900.

Eskimo
Questa tipologia, come si intuisce anche dal nome, ci riconduce agli abitanti del circolo polare artico. Come è fatto? Risulta fondamentale nella sua descrizione sottolineare la presenza di un cappuccio bordato di pelo e larghe tasche, la caratteristica di essere di semplice fattura, e quella di possedere una buona tenuta termica, grazie alla maglia elastica dei polsi. Può essere lungo fino alle ginocchia, o arrivare a mezza coscia; possono variare anche i colori, di frequente tendenti al blu scuro o al verde militare. Nel periodo iniziale della sua diffusione, l’eskimo si poteva trovare solo in negozi di articoli ex-militari; pian piano la sua presenza aumentò di consistenza, passando dalle botteghe specializzate di jeans alle bancarelle di mercato, per poi diffondersi definitivamente. La sua caratteristica di possedere un prezzo accessibile a tutti contribuì a farlo divenire il simbolo del proletariato, durante le rivolte studentesche del 1968; per estensione, negli anni successivi, chi portava l’eskimo era identificato come militante o simpatizzante di sinistra, similmente a quanto avvenne in seguito per la kefiah palestinese.

Gilet imbottito
Nasce in ambito sportivo, particolarmente nel golf, canottaggio, vela, corsa e sci nautico, ovvero in tutte quelle discipline che necessitano la libertà di movimento delle braccia e contemporaneamente una protezione del corpo. Infatti esso è sprovvisto di maniche e solitamente indossato sopra la giacca o il cardigan, e sotto l’impermeabile. Gli stessi golfisti ne fanno uso sopra il golf, e sotto il Kway.

Barbour
Risulta essere il tipico modello di origine inglese e che divenne in “auge” negli anni ’90. I colori classici del barbour sono il verde militare e il blu petrolio e la loro caratteristica principale è quello di essere al 100% impermeabile, in quanto la parte esterna ha un rivestimento in cera. Tale rivestimento poteva essere abbinato al giubbotto ogni qualvolta finiva l’effetto dell’impermeabilità. Il barbour nasce come giubbotto adatto per lo spot dell’equitazione e infatti anche la sua vestibilità risulta idonea a chi praticava questo sport: sono dotati di bottoni sui fianchi in modo da poterlo sbottonare anche il sella al cavallo. Il barbour può rendersi più caldo con l’aggiunta di un gilet in pelo sintetico che si aggancia facilmente all’interno con dei pratici bottoni. Al contrario, resta un modello non particolarmente caldo.

28. Agosto 2020 · Commenti disabilitati su Gonna – Come Sceglierla e Come si Indossa · Categorie:Abbigliamento

La gonna è uno degli indumenti più utilizzati dalle donne. Seguite la mia guida per scegliere il modello che più si addice al vostro fisico e alle vostre esigenze.

Caratteristiche

Il 1963 viene ricordato anche per l’invenzione della minigonna. La comune e famosa gonna è un indumento prettamente femminile, costituito da tessuto a forma di tubo o cono, coprente le gambe, allacciato attorno alla vita. Esistono parecchi modelli di gonne, dai più semplici, costituiti da un unico tessuto unito, da un semplice drappo, ai più particolari, con forme originali ottenute tramite cuciture, imbastiture, pieghe, ornamenti. La lunghezza è un elemento che varia moltissimo e può raggiungere qualsiasi livello della gamba della donna: può arrivare solo alla coscia, al ginocchio, alle caviglie, presentando in questo caso degli spacchi per consentire maggiore facilità di movimento, o lambire addirittura il suolo, caratterizzandosi per la presenza di uno strascico.

Mediamente le gonne più diffuse sono quelle che arrivano o superano di poco il ginocchio, ma anche le cosiddette “minigonne” sono un indumento sempre di moda. Analizzando l’evoluzione storica delle gonne, è possibile ritrovarle in qualsiasi epoca: pensiamo alle nobildonne del medioevo che portavano delle ampie vesti di oltre tre metri di diametro, o alle donne degli anni ’60 che lanciarono l’intramontabile minigonna nel mondo della moda femminile. Un modello particolare di gonna si diffuse a Rivanazzano, in provincia di Pavia, nel dopoguerra: si trattava di un indumento che mirava ad esaltare ed aumentare il più possibile le dimensioni del sedere della donna (raggiungendo a volte effetti che quadruplicavano la dimensione reale); la celebre gonna di Rivanazzano entrò anche nel famoso film di Fellini Otto e mezzo, ed è giunta fino ai nostri giorni tramite pochi modelli ancora rimasti in circolazione. Cerchiamo ora di analizzare l’utilizzo attuale della gonna, spaziando in alcune località. Nel mondo occidentale la indossano prevalentemente donne, anche se basta arrivare in Scozia per trovare il celebre “kilt”, tradizionalmente maschile.

Esistono inoltre dei luoghi, come l’Africa, il Medio Oriente, l’America centrale e meridionale, che non tollerano l’utilizzo del pantalone da parte delle donne e di conseguenza ammettono come unico indumento consono la gonna. Meno diffusione ha questo capo d’abbigliamento nei paesi estremamente freddi, dove si preferisce coprirsi il più possibile, indipendentemente dal sesso. In generale, possiamo affermare che ormai donne americane ed europee di qualsiasi età, ceto, condizione, amano indossare i più vari modelli di gonna in qualsiasi situazione, formale o meno. Particolarmente diffuse le gonne nel guardaroba di donne manager, dirigenti, avvocati, ovvero di tutte quelle signore di elevata posizione sociale; inoltre per feste, ricevimenti, matrimoni quasi tutte le donne preferiscono indossare eleganti modelli di gonne. Si ricordi infine che questo capo d’abbigliamento fa parte anche di molte divise da lavoro: si pensi alle hostess delle compagnie aeree, o alle uniformi scolastiche per bambine.

Tipologie

Minigonna
A pensarci fu la londinese Mary Quant, quando a soli 21 anni, ottenuto il diploma al Gold Smith College of Art, disegna la moda giovane. Nel 1963 appunto, con poca stoffa realizzò un capo d’abbigliamento ridotto ai minimi termini, ovvero capace di coprire il minimo indispensabile , e lasciando quindi scoperte le gambe. Fu Mary Quant quindi a lanciare la moda della minigonna. La moda come si sa, viene e va. Ci fu un periodo nel quale la minigonna non era di moda, ma ora sembra proprio essere tornata alla ribalta. La minigonna, come dice la parola stessa, è “mini”, quindi corta e può essere indossata sicuramente da chi ha un bel fisico e ama farlo vedere, o da chi in ogni caso, indossandola si sente a proprio agio. Ricordate che si tratta di un capo d’abbigliamento sexy e bisogna saperla abbinare, non solo ad una bella maglia, ma anche ad un paio di scarpe che rispecchierà il tipo di mini. Se indossiamo una minigonna casual in jeans, possiamo abbinarla ad una scarpa sportiva di moda. Oggi sono tornate di moda le classiche ballerine. Se invece la mini è piuttosto elegante, meglio optare per la scarpa che non tramonterà mai: la classica scarpa col tacco. Questi i consigli per indossare al meglio la minigonna. Nei migliori negozi di abbigliamento, trovate davvero trantissimi modellli di minigonne e sopratutto di lunghezze, anche se come abbiamo già detto, la minigonna è corta già di sè. Diciamo infine che la minigonna, se portata, valorizza la donna nella sua femminilità.

A portafoglio
Aprendo il mio armadio e curiosando tra gli abiti che non metto più ma che, allo stesso momento non mi va di eliminare, mi sono accorta di possedere un paio di gonne a portafoglio. Una piuttosto femminile, di colore nero, che indossavo negli anni ’90, nelle mie pazze serate in discoterca, l’altra un pò più casual, che solitamente indosso al mare, perchè appunto sportiva. Le gonne a portafoglio per intenderci, sono quelle che, come dice la parola si chiudono a portafoglio. Immaginate una stoffa lunga che anzichè indossarla, bisogna avvolgerla fino a racchiuderla, aiutandosi con dei bottoncini ai 3 quarti della larghezza, ma non solo. Per “fermare” la gonna a portafoglio , dovete ( solitamente nel fianco destro) “chiuderla” con un bottone. L’ultima ala del portafoglio, si chiude con un altro bottone o dei laccetti sempre, all’altezza della vita. Gonna a pantalone: Anche questo tipo di gonna rientra nella categoria della gonna più particolari. Questo genere di gonne, impazzavano negli anni ’90, ma come ho già detto più volte, la moda torna , e tutto in ogni caso fa moda.Se pensate di svuotare il vostro armadio con la sola giustificazione che i capi eliminati non sono più di moda, beh, vi sbagliate di grosso. Tenete tutto, sopratutto le gonne. Queste di cui stiamo parlando ora, sono appunto le gonne a pantalone. Ma come si presentano? Si tratta di una gonna o di un pantalone? In verità , la gonna a pantalone è un pò entrambi. Immaginate un pantaloncino con staccato al fianco destro un pezzo di stoffa che va a chiudersi nel fianco opposto, nello stesso modo della chiusura della gonna a portafoglio. Queste tipologie di gonne sono le più particolari e le più simili. Variano le lunghezze. Mentre la gonna a portafoglio la possiamo trovare di diverse lunghezze, le gonne a pantalone sono nel suo specifico piuttosto corte.

A campana
Minigonna, gonna a portafoglio, gonna a pantalone , ma non solo. Esistono altre tipologie di questo indumento particolarmente femminile che ne esalta appunto la femminilità. Soffermiamoci ora su altri due tipi di gonne. Questa tipologia di gonna può essere di diverse lunghezze. Diciamo comunque che quelle di cui vi parlo io, è piuttosto lunga, e arriva oltre al ginocchio. E’ denominata gonna a campana per la sua forma. Immaginate infatti di “indossare” una campana. La gonna ha la stessa forma, se provate a fare la “giravolta” con questo tipo di gonna, vedrete davvero che prende la forma della campana. Questa gonna va portata con scarpe piuttosto basse. Per consigliarvi una tipologia di scarpa, in voga negli anni ’80, ma tornate prepotentemente di moda, proprio quest’anno sono le ballerine, scarpe ultrabasse che si abbinano in modo ottimale alla gonna a campana.

Longuette
Si parla spesso di minigonne o di gonne standard, ma anche il modello longuette è molto di moda. E’ quel tipo di gonna, la cui lunghezza supera il ginocchio. E’ sbagliato pensare che si tratti di un modello antico usato dalle nostre mamme o dalle nostre nonne. La moda va e torna, e così è stato anche per la longuette, che è indicato anche per le donne giovani. Se si indossa una longuette, si consigliano un bel paio di scarpe, con una forma o un dettaglio particolare. Il motivo è semplice: la longuette ha una lunghezza particolare che lascia le gambe coperte, e quindi l’occhio cadrà sulle scarpe.

Tessuti

Che gonne acquistare? Sono tanti i tessuti da scegliere per questo tipo di capo di abbigliamento. Innanzitutto, bisogna capire per quale occasione dovremo indossare il capo, in che stagione ci troviamo e infine seguire i nostri gusti. Diciamo che, se ci occorre comprare una gonna per una cerimonia o comunque una qualsiasi occasione importante, nella boutique trovate gonne abbinate a giacche ( i classici tailleurs) in diversi tessuti e stili eleganti. Potremo scegliere tra gonna in puro lino se siamo in estate o gonne realizzate in cotone o lana per la stagione media o la stagione fredda.

Se invece, comprate la gonna per le serate tra amici o semplicemente per andare a lavorare, i tessuti sono tra i più svariati. Viscosa, jersey, jeans, avrete di che scegliere. Potete optare anche per quelle fantasie scozzesi ( i classici quadrettoni di diverse fantasie che ricordano il kilt). Un tessuto “commerciale” è la viscosa, utilizzata un pò in tutte le stagioni. Per la stagione estiva, possiamo acquistare gonne in stoffa leggerissima, che ci permette di far respirare le gambe e di “coprirle” al tempo stesso. Al contrario, per l’inverno esistono gonne in tessuto di velluto, molto calde per proteggere le gambe dal freddo.

Ma se decidessimo di cucirci personalmente una gonna? Innanzitutto, serve una macchina da cucire ( per la guida all’acquisto di questo elettrodomestico, potete leggervi un pò di consigli utili, nell’apposita sezione, quella dedicata agli elettrodomestici). Ma se non siete sarte, inutile tentare di cominciare il vostro operato, confezionandovi una gonna. Meglio iniziare con qualcosa di più semplice, per esercitarsi. In questo caso, rivolgetevi alla sarta di vostra fiducia, oppure presso una sartoria. Personale specializzato, vi confezionerà la gonna seguendo i vostri gusti e le vostre preferenze, col tessuto da voi suggerito. Sicuramente, il prezzo sarà maggiore rispetto a quella di una gonna acquistata in negozio, ma potete giocare sul fatto che, una gonna fatta su misura dalla sarta, è in qualche modo esclusiva.

Dove acquistare

Se non decidete di rivolgervi alla sarta, dovete acquistarla già confenzionata. Si , ma dove? Ovviamente, nei negozi di abbigliamento ma non tutti sono uguali. Dipende un pò dall’uso che ne dovete fare. Sicuramente, sono molti i negozi in centro città che propongono questo articolo al femminile. Se vi serve comprare una gonna da “tutti i giorni” potete rivolgervi in uno di quei negozi economici. Se invece , volete acquistare una gonna piuttosto elegante, sono tanti anche i negozi “di classe”. In entrambi, i casi , occhio ai prezzi. A volte, una gonna acquistata a 20 euro dura più di una acquistata a 100 euro.

Guardate bene le rifiniture, le cuciture, il tessuto e tutto ciò di cui abbiamo parlato prima. Oggi, si va anche a comprare al mercato , dove si trovano il più delle volte prezzi concorrenziali. Ci sono ad esempio banchetti che espongono in vendita merce ” di negozio”, a prezzi più abbordabili. Altri ambulanti vendono solo nei mercati ma basta conoscere un pò il mercato bisettimanale della vostra città, per capire dove si compra bene con un discreto rapporto qualità-prezzo. Sempre al mercato, potete acquistare a prezzi irrisori gonne “da casa”, cioè quel genere di gonne da indossare in casa, per fare i lavori domestici. Anche nei centri commerciali sono a vostra disposizione negozi che vendono gonne (casual o eleganti).

All’interno degli ipermercati, nel reparto “abbigliamento donna”, potrete trovare diversi generi di questo articolo. Se vi piace fare shopping on-line, la vetrina del web è sempre più alla moda. Alcune aziende, presenti nel web , con il proprio sito, propongono vendita solo per corrispondenza. Basta sfogliare virtualmente il catalogo e fare l’ordine tramite mail. Se preferite, potete farvi spedire il catalogo cartaceo all’indirizzo di casa e guardarvelo con calma. Molte volte, si trovano davvero delle grandi occasioni a buon prezzo. Sempre in rete, sono presenti parecchi mercatini, dove all’interno vi sono annunci di vendita di gonne ( in questo caso), di seconda mano. Può capitare però di trovare annunci di vendita di articoli nuovi, con ancora il cartellino. Se è una buona occasione , non fatevela sfuggire.

28. Luglio 2020 · Commenti disabilitati su Impermeabile – Come Sceglierlo e Come si Indossa · Categorie:Abbigliamento

L’impermeabile è un capo di abbigliamento, appositamente realizzato per ripararsi da intemperie come pioggia e vento. Si usa soprattutto in primavera e autunno, e serve a proteggere dai primi freddi di stagione, o dalle piogge ancora lievi in primavera. I modelli più vecchi consistevano in semplici teli di plastica: anche la moda però ha bisogno delle sue evoluzioni, e quindi quelli in commercio ora sono tessuti particolari, dalle forme e fatture molto simili a quelle di una giacca.

Per chi vuole un look più sportivo, ci sono anche dei modelli con cappuccio, molto efficaci in caso di rovesci improvvisi. Ciò che rende praticamente unico l’impermeabile è il tessuto, realizzato in modo da non inzupparsi, proprio perché impermeabile. Per avere questo risultato, la stoffa deve essere opportunamente trattata. Agli inizi del XVII secolo, compare il primo prototipo di impermeabile: il modello era mutuato dalla tipica raffigurazione di San Rocco, e tale mantello venne perciò chiamato sanrocchino. In quel periodo, per rendere impermeabili gli indumenti, venivano utilizzati diversi materiali come il caucciù, polvere di sughero o particolari vernici.

Cerata

L’impermeabile utilizzato dai marinai e realizzato in tela cerata, viene denominato cerata. Esso è estremamente comodo per le manovre in barca e vanta una solida robustezza. Rendere impermeabili gli indumenti è da sempre stata una preoccupazione per l’uomo. I tentativi si susseguono dall’epoca greco – romana, al Rinascimento: tra essi spicca un prototipo di impermeabile diffuso in Lombardia nel XVII secolo, il sanrocchino. Questo capo, che prese il nome da San Rocco, rappresentato nell’iconografia sempre con un mantello, si diffuse rapidamente per proteggere dalle piogge e dalle frequenti nebbie lombarde. Passando al secolo successivo, troviamo ancora dei tentativi per rendere un capo in permeabilis, (dal latino, “che non può essere penetrato”). Si utilizzò parafina, guttaperca, sughero, vernice da barca. Avere un indumento impermeabile era davvero desiderabile, come dimostra un aneddoto significativo a riguardo. Fu proprio un impermeabile ad essere donato al Re di Napoli Carlo di Borbone dal principe di San Severo, Raimondo di Sangro.

Trench

Quando nel 1901 il Ministero della Guerra inglese ordinò alla ditta Burberry un capo d’abbigliamento collocabile a metà strada tra l’impermeabile e il cappotto militare, nacque il trench. Il nome, per l’appunto, viene dall’inglese trench coat, ovvero “cappotto da trincea”. Lo abbiamo tutti davanti agli occhi, nel Tenente Colombo, indossato da Humphrey Bogart e da Peter Falk, o ancora nella Pantera Rosa, portato da Peter Sellers. Ma quali sono le caratteristiche di questo indumento? Esso, di evidente derivazione militare, ha delle spalline pronunciate, l’allacciatura a doppiopetto, il sottogola e la cintura, tutti elementi che contribuiscono a rendere il trench ben riconoscibile. Per una chiusura migliore, esso presenta una falda triangolare sovrapposta alla normale allacciatura. Il tessuto con il quale è realizzato è il gabardine, di solito color kaki, ma oggi in molte colorazioni; tale tessuto permette un’agevole protezione da pioggia ed intemperie, ma non dal freddo. Per questo occorre indossarlo sopra la giacca o il gilet imbottito.

Kway

Questo tipo di impermeabile, di piccolo formato con cappuccio, è stato inventato nel 1961, in Francia, presso Pas de Calais. Ha la peculiarità di essere facilmente ripiegabile nella tasca marsupio inserita appositamente sul davanti, dotata anche di una cintura elastica, che permette a chi lo indossa di legarlo in vita con facilità. Il materiale è il nylon, il colore tradizionale è blu o rosso, e il taglio delle maniche è piuttosto largo, così da essere indossato anche sopra il giubbotto. Oggi la BasicNet S.p.A, società di Torino, possiede la titolarità del marchio registrato.

Gli impermeabili di un tempo

Mantello classico
Ai nostri tempi, non è così usuale trovare dei modelli di impermeabile a mantello, anche se questa tipologia era certamente quella più in voga in passato. Molto pratici e semplici, i mantelli non hanno le maniche, e si allacciano direttamente sotto al collo, grazie a dei lacci che, se è presente nel modello, servono anche per stringere il cappuccio. Questa tipologia di impermeabile, tuttavia, non è molto indicata per i primi freddi, poiché non aderisce al corpo e, essendo senza maniche, lascia passare anche molta aria.

Tabarro
Dobbiamo ritornare addirittura all’epoca dei romani per ritrovare i primi modelli di questo mantello. Storicamente, questo modello è sempre stato associato ai ceti più elevati, come i cavalieri nel Medioevo, ma anche medici e aristocratici. Tale associazione cambia con l’avvento del Rinascimento, quando il tabarro si diffonde anche tra gente meno agiata. Come si sa, le mode a volte ritornano, e anche per il tabarro si è registrato un nuovo momento di gloria intorno al 1800: in quell’epoca è infatti diventato uno dei simboli del dandismo. Certamente questo mantello prettamente maschile ai giorni nostri non è molto diffuso, anche se ha un’eleganza particolare perché oltre ad allacciarsi sopra il mento, crea un bel movimento avvolgente agganciandosi a dei bottoni sulla spalla.

Kalasiris
Anche la storia di questo impermeabile è molto antica, e interessa numerosi popoli come Assiri, Babilonesi e Egizi. Questo modello, come diremmo oggi, era unisex, ed assomigliava vagamente alla nostra camicia. Diversamente dal mantello del nostro immaginario, il kalasiris poteva avere le maniche e inoltre era molto pratico perché vestiva abbastanza aderente sul corpo.

Burnus
Risulta essere un mantello tipico delle popolazioni dell’Africa settentrionale, generalmente di colore bianco e dotato di un cappuccio di lana. I termini per indicare questa tipologia di impermeabile sono svariati, e cambiano a seconda delle popolazioni e dei dialetti. Il modello prevede una cucitura in prossimità del collo, e questa è una prima peculiarità: infatti, diversamente dai tradizionali mantelli che richiedono un sistema di allacciamento, questo non ha bisogno di particolari sistemi di chiusura. Il cappuccio può essere di varie dimensioni, anche se in genere rimane comunque molto largo. In alcuni modelli all’estremità è arricchito con un piccolo pompon.

Frock coat
La storia di questo modello inizia nel 1816, quando venne indossato per la prima volta dai militari. Il colletto era in stile prussiano: con i risvolti alti da allacciare sul collo. La vera diffusione di questo impermeabile comincia però solo nel 1830. Date le sue origini, ben si capisce come questo modello sia prettamente maschile, di solito lungo fino al ginocchio e, come nella migliore tradizione, dotato di bottoni. Le maniche sono molto ampie. Risulta leggermente più stretto in vita ed è quasi sempre a doppio petto, con i bottoni quindi su entrambi i lati.

09. Giugno 2020 · Commenti disabilitati su Come Scegliere Pigiama per Bambini · Categorie:Abbigliamento

Di pigiami per bambini il mercato è pieno. È possibile scegliere tra diverse marche, modelli, tessuti e colori. Possiamo scegliere pigiami interi, privi di bottoni ma che si chiudono con la zip, molto utili per quei bambini che tendono a scoprirsi di notte, oppure pigiami a due pezzi o addirittura a tre pezzi. Sta a noi scegliere quello più adatto alle nostre esigenze.

Quando decidiamo di acquistare un pigiama, la prima cosa da fare è leggere l’etichetta e accertarsi che quest’ultimo sia realizzato in fibra naturale. Teniamo presente che la pelle del bambino è molto delicata, per cui il contatto giornaliero con fibre sintetiche potrebbe, a lungo andare, creare irritazioni e dermatiti. Per questo motivo è sempre buona norma acquistare un pigiama in tessuto naturale. Non preoccupiamoci della sua reperibilità, di pigiami in fibra naturale il mercato è pieno, basta solo saperlo scegliere. Certo si tratta ovviamente di fibra naturale lavorata, ma la sua struttura non cambia, resta sempre la stessa.

Tra i tessuti naturali evidenziamo
-Il cotone
Di origine vegetale, il cotone è uno dei tessuti più utilizzati al mondo. Dotato di particolare freschezza, esso permette alla pelle di respirare e di non trattenere il sudore.
-La canapa
Questo tessuto, di origine vegetale, oggi sta andando molto di moda. Accuratamente trattato offre dei risultati particolarmente soddisfacenti.
-La lana
La lana, di origine animale, è in assoluto il primo tessuto tramato realizzato e utilizzato dall’uomo. La particolarità di questa stoffa sta nell’avere una forte capacità assorbente, in grado di assorbire l’umidità della pelle e quindi di ridurre il sudore fino al 30%.
-La seta
Questo tessuto, la cui origine è animale, è un tessuto tipicamente estivo, molto morbido e molto fresco.
-Il lino
Il lino, di origine vegetale, come la seta, è un tessuto di tipo estivo, che dona molta freschezza.
-Il lyocell
Si tratta di un tessuto particolare, che allo stato iniziale si presenta come fibra cellulosa, la quale, se lavorata con un solvente di tipo organico, può essere utilizzata come tessuto.
Attenzione alle sostanze tossiche

Oggi viene rivolta una particolare attenzione alla realizzazione dei pigiami per bambini. È importante che quest’ultimi vengano prodotti con sostanze non tossiche, probabili cause di danni alla salute di chi li indossa. Questa particolare attenzione nasce da un avvenimento accaduto anni addietro. Tempo fa, fece scalpore la notizia (era su tutti i giornali) che i pigiami per bambini fossero realizzati con sostanze nocive, le quali, anche se non immediatamente, avrebbero potuto provocare danni alla pelle e quindi alla salute.
Le varie aziende tessili, lavoravano i tessuti utilizzando prodotti (come detergenti, fissanti e coloranti) altamente tossici. Gran parte di questi, purtroppo, invece di venire smaltiti, restavano sui tessuti con il rischio di provocare seri danni alla pelle del bambino. Si pensi all’angoscia dei genitori, abituati a far indossare ai loro piccoli pigiami convinti della loro sicurezza (proprio perché realizzati per i bambini) e scoprire, invece, che questi avrebbero potuto arrecargli danno.

L’ideale sarebbe, da parte delle aziende produttrici, utilizzare delle sostanze meno nocive, le quali pur restando sui tessuti non provocano danni alla pelle: irritazioni, dermatiti o patologie più gravi. Nonostante ciò, anche se l’attenzione per la lavorazione dei pigiami per bambini, è oggi più assidua, non ci si può comunque fidare. Anche scegliendo una marca nota o pagandolo ad un prezzo elevato. Per questo motivo, quando ci accingiamo ad acquistare un pigiama è preferibile acquistarne uno di cotone semplice.
Questo tessuto non solo non richiede additivi tossici per la lavorazione, ma è anche molto leggero e traspirante. L’ideale, dunque, per il contatto con la pelle. Ci sono però dei casi in cui magari il pigiama ci viene regalato. Se si ha la possibilità, è conveniente sostituirlo con quello di cotone. Se non è possibile, perché magari il bambino piange e vuole proprio quello, colorato e con i disegnini, è opportuno, prima di farlo indossare, immergerlo in acqua e lasciarlo in ammollo. In questo modo è possibile scaricare tutte le sostanze tossiche rimaste sul pigiama.

Anche se può sembrare semplice, in realtà la scelta di un pigiama per il nostro bambino deve seguire dei precisi criteri. Come prima cosa un pigiama, e non solo quello per bambini, deve essere confortevole e pratico. Per questo motivo è bene sceglierlo sempre della taglia giusta, né troppo piccola né troppo grande, che lasci al bambino libertà di movimento. Soprattutto, poiché abbiamo a che fare con dei bambini, il pigiama deve essere anche sicuro. Questo significa che sono assolutamente da evitare quei pigiami con accessori vari, come bottoni, fiocchetti ecc., che possono soffocare il bambino durante la notte.
Un diverso tipo di pigiama verrà scelto per l’inverno e per l’estate. In inverno, se il bambino dorme nel suo lettino da solo, è preferibile che indossi il classico pigiamone, quello intero che si chiude con la zip. Anche se può sembrare scomodo, questo tipo di pigiama copre interamente il bambino e lo difende dal freddo qualora dovesse scoprirsi durante la notte. Durante l’estate, invece, è sufficiente un pigiama semplice di cotone, il classico due pezzi, che può essere lavato e stirato facilmente. Se possibile, per evitare eventuali allergie e dermatiti, è preferibile che il tessuto del pigiama non tocchi direttamente la pelle del bambino. Per evitare tutto ciò è consigliabile mettere sotto la maglietta una canotta di cotone o di fresco lana.

In commercio esistono pigiami per bambini di ogni modello, tessuto e colore. Per dettagli sui vari modelli è possibile vedere questa guida su Coseperbambini.com. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Possiamo trovare pigiami di ogni colore e fantasia, pigiami a righe, pigiami con pupazzetti disegnati, quelli con i personaggi dei cartoni animati prediletti o ancora quelli dedicati alla squadra di calcio preferita ecc. ci sono poi pigiami di ogni tessuto, di pile, di cotone, di seta, di lana ecc. ciò che conta, non dimentichiamolo è sempre la comodità. Di fronte a questa vasta scelta di pigiami, potrebbe risultare molto utile, prima di acquistarne uno, portare con sé il bambino e far scegliere a lui stesso il modello che più gli piace.